Salvatore Maugeri



 

Salvatore Maugeri

Arzignano, 1990

 

AI CONFINI DEL SURREALE LA PITTURA DI GIOVANNI GAMBASIN

Tutte le volte che mi capita di imbattermi in artisti la cui pittura si rifà, più o meno direttamente, alla poetica del surrealismo per quella indagine sempre rinnovata e certo non priva di un suo fascino nelle zone inesplorate dellanimo umano, avverto la necessità di individuare i segni precipui di una rispondenza non effimera con quella poetica. Così davanti alla pittura di Giovanni Gambasin mi sono posto il problema di verificare lautenticità della sua fuga nel sogno, la distanza che lo tiene lontano dalle allucinazioni pretestuose per avvicinarlo invece a ciò che lo mantiene accostato alle zone misteriose dellinesplorato. Ho scoperto in tal modo che il suo porsi sulle orme di Mirò, di Masson, di Dalì, Tanguy, Magritte, Arp e di Max Ernst costituisce un momento iniziale, quello da cui prende avvio il suo tenersi discosto da ciò che potrebbe portarlo alle intemperanze dellorripilante, allincontenibile correlato alle pulsioni inquietanti e incontrollabili.

Giovanni Gambasin è incline a dar voce allo straniamento del segno, ma lo fa attraverso labbandono docile a quello che inizialmente a lui sembra vertigine. Il suo approdo infatti risulta ancora e sempre legato a una idea e a una sensazione di luce e di spazio che appartengono ai luoghi della terra e costituiscono una sorta di storia-cronaca degli accadimenti di ogni giorno. Direi che la parte più misteriosa risulta legata allorigine della cosa sognata, quella che provoca le prime sensazioni e i primi trasalimenti. Un piano che sale e che sembra destinato a dare origine a strutture architettoniche certe e prefigurate si arresta invece nello spazio fermo e in sé definito, ma come se alcuni elementi venissero misteriosamente  a mancare alla loro deliberazione progettuale. Entrano in gioco allora strani fili e legamenti che però vanno perdendo, via via, la loro tensione e diventano impalpabili, leggeri come nuvole, capaci e pronti ad assumere sembianze altre da sé: profili e corpi umani che si fanno colline-seni; archi a tutto sesto che sostengono improponibili sviluppi e piani architettonici; cupole che richiamano apparati degli organi motori; radici e piante disseccate ai margini di declivi inospitali che, nel loro procedere, diventano agili pinete..    

Lambiguità la trovi anche là dove meno te laspetti: nellalto campanile e nel duomo di San Marco a Venezia, sospeso tra le nuvole che assumono sembianze e profili umani e cercano un inconsueto legame-sostegno col Ponte dei Sospiri; nel movimento cangiante delle nuvole che assumono sembianze umane, che da seni di donne si vanno trasformando via via in morbidi declivi collinari; portici di ville e di palazzi rinascimentali, palladiani e settecenteschi che si innalzano sopra improbabili archivolti, o in grandi basamenti sospesi nel vuoto, ovvero sorretti da esili arboscelli che non si sa da quale humus riescano a trovare alimento; cappelli a cilindro poggiati su incunaboli e vaganti nellaria come esalazioni vaporose; scale sospese tra una nuvola e quella più vicina che la insegue come per stabilire un tentativo di rapporto nei collegamenti irrazionali, fuori da ogni logica..

Non sono itinerari, questi di Gambasin, definibili secondo logica, ma indicazioni provocatorie, allusioni che postulano la partecipazione e lelaborazione del fruitore, aperte quindi a soluzioni non univoche e perciò stesso stimolanti la facoltà di immaginare di chi si pone ad osservarli. Un dipinto, per il pittore crespanese rappresenta una somma di incentivi sempre aperti a soluzioni non univoche, libere anzi da cristallizzazioni e tali da offrire prospettive pluridirezionali, da registrare la crescita di una visualità non confinata ai rigori del gioco delle distanze rapportate tra loro dalle proiezioni stabilite dallocchio umano, ma lasciate libere di trasvolare nella sfera mai conclusa dellimmaginario. Si resta pertanto ben sopra e al di là dei confini segnati dalle leggi ottiche, ma per Gambasin senza tralasciare laccoglimento degli stimoli originati dalla sottile vibrazione lirica dellimmagine.