Gianmaria Ciferri
IL RESTO DEL CARLINO - 22.10.1982
Giovanni Gambasin alla Cupola
Il surrealismo di Giovanni Gambasin si avvicina molto all’opera del praghese Medek, per quel mistero che lo domina, per quella dimensione immaginativa svolgentesi in chiave onirica, per quella ricerca evocativa di immagini fantomatiche in un suo figurare essenziale che bene si accosta al “Rumore di silenzio” di Mikulàs Medek.
Il surrealismo (movimento nato nel 1924 con il “Manifeste du surrèalisme” firmato da Andrè Breton) è ritornato e si è rinnovato con sollecitazioni più o meno intense nel groviglio di movimenti che hanno caratterizzato tutto il dopoguerra; le sue eredità sono spesso scoperte nel regno dell’immaginario e per Gambasin la scoperta è come l’aprirsi di un mondo meraviglioso, di una indicibile magia; l’unità ritmica del suo immaginare viene risolta con una scrittura raffinata, leggera anche là dove l’orrido si mescola ad una singolare raffinata poesia. Le sue opere sono un variare di istanti; le immagini favolistiche sono fissate in un ordine illogico e fantastico ma rispondono sempre ad una correlazione che si proietta in tutta la tela, con la sottile materia attorno a caratteristiche grafiche e gestuali quasi mitiche anche negli accenti tensivi e drammatici.
La mostra alla Galleria La Cupola di Gambasin è una mostra da vedere per la sua distensione lirica venata di freschezza e per la coerenza delle sue strutture compositive, ricche ed emozionali.